Patologia
Alla base della medicina ippocratica stava l'integrazione tra una concezione pneumatica della vita ed una umorale, quest'ultima rivestiva senza dubbio un ruolo più importante. Gli umori erano quattro: il sangue (caldo-umido), che proveniva dal cuore, una sorta di muco detto flegma (freddo-umido), che aveva sede nel cervello, la bile gialla (caldo-secca), propria del fegato, e la bile nera (freddo-secca), che aveva origine dalla milza. Lo stato di salute si aveva quando questi umori erano perfettamente bilanciati tra loro, se invece la loro unione risultava alterata per l'eccesso, la corruzione o la putrefazione anche di un solo componente, insorgeva la malattia.
Era la natura stessa con la sua capacità curativa ad intervenire nel tentativo di ristabilire l'equilibrio, tramite l'espulsione degli umori in eccesso per mezzo di urina, sudore, pus, espettorato e diarrea. Qualora la malattia si fosse dimostrata più forte del processo auto-riparativo dell'organismo, il paziente sarebbe morto.
Per eliminare gli umori in eccesso, era necessario un processo di modificazione degli stessi, che Ippocrate definiva di ‘cottura', mentre il periodo intercorrente tra questo processo e la guarigione prendeva il nome di ‘crisi'. Le patologie erano inoltre considerate come fenomeni generali per l'organismo e non relativi ad un singolo organo, quelle più conosciute furono: la polmonite, la pleurite, la tubercolosi, la rinite, la laringite, la diarrea, alcune malattie del sistema nervoso, l'epilessia e il tetano.