Oftalmoiatria

La pratica chirurgica oculistica conosce grande approfondimento grazie agli studi di Benvenuto Grafeo, vissuto nella seconda metà del XIII secolo, autore del De Arte Probatissima Oculorum. Quest'opera, che ha reso celebre il maestro salernitano negli ambienti della medicina occidentale, costituisce il più importante trattato di chirurgia oculistica del tempo. Circa venti anni prima un altro esponente della dottrina oftalmica salernitana Davide Armenio aveva scritto un Tractatus de Oculis Accanamusali ritenuto a lungo opera dell'oculista arabo Ammar-al-Mausili.

L'Armenio, con la sua opera basata sulla conoscenza dei modelli classici, sembrerebbe costituire il fondamento della scienza oculistica propriamente salernitana. Nel manoscritto VIII G 100 della Biblioteca Nazionale di Napoli, contenente l'opera del maestro, è conservata una rarissima testimonianza iconografica documentaria dello strumento di chirurgia oculistica salernitana. Gli strumenti, raffigurati in modo chiaro e preciso, sono accompagnati da una puntuale indicazione del loro uso. Si tratta di forbici, aghi, uncini, scalpelli e cauteri per l'asportazione della cataratta, delle fistole lacrimale, delle vesciche corneali e per altri simili interventi. Anche la tipologia di tale strumentario è desunta dalla tradizione classica, come testimonia l'affinità con la raccolta pompeiana del Museo Nazionale di Napoli.

Razis, Hauy seu Continens. Parigi, Bibl. Naz. Ms. Lat. 6912, f. 52vMs. Sloane 1975. Londra British Library