Duomo

Itinerario medievale

Alla chiesa si accede attraverso un portale romanico arricchito da due sculture, attribuibili a maestranze lombarde, notevoli per la monumentalità e la raffinatezza della fattura: un leone, simbolo della Potenza della Chiesa, e una leonessa che allatta il piccolo, simbolo della Carità.

Il portale d'ingresso, sormontato da un'architrave che ricorda le decorazioni dei soffitti romani, conduce all'atrio costituito da 28 colonne di età classica aventi capitelli differenti l'uno dall'altro. Il motivo a tarsia delle ghiere degli archi, dai lunghi piedritti, dell'ordine inferiore si arricchisce di conci di tufo nero nelle pentafore e nelle bifore del loggiato dell'ordine superiore.

Il Campanile, innalzato alla metà del XII secolo per volontà dell'arcivescovo Guglielmo da Ravenna (1137 - 1152), si articola in quattro ordini di bifore, mentre il tiburio a cupola è decorato da archetti intrecciati su colonnine di granito.

La facciata interna, attraverso la quale si accede all'aula religiosa, è realizzata in tufo nero e pietra calcarea e presenta un'iscrizione con la quale il duca Roberto, Imperatore Massimo, ascrive a sé la spesa per la costruzione del duomo. La porta in bronzo che dà accesso alla chiesa è stata lavorata a Costantinopoli, ed è composta da 54 formelle disposte in nove registri orizzontali e sei verticali.

La pianta della chiesa ha affinità con gli impianti basilicali dei primi secoli del Cristianesimo: è preceduta da un atrio porticato, mentre l'aula si articola in tre navate separate da due file di colonne. Il transetto - su cui si affacciano tre absidi decorate a mosaico - si trova in posizione sopraelevata per la presenza, nella cripta, delle spoglie di San Matteo e di altri Santi Martiri originari della città di Salerno.

L'arcivescovo Romualdo I Guarna (1121 - 1136) commissiona, circa un secolo più tardi, la realizzazione del pavimento a mosaico nella zona presbiteriale, caratterizzato da tessere marmoree multicolori che giocano all' infinito nella variazione del motivo bizantino della circonferenza intorno a cui si intrecciano meandri a motivi geometrici complessi.

Due maestosi amboni, in cui raggiunge esiti formali di grandissimo rilievo la formazione culturale bizantina e provenzale delle maestranze che lavorarono nei cantieri salernitani e siciliani, caratterizzano la navata principale. Il primo, detto ambone Guarna, si trova sul lato sinistro della navata, guardando l'altare, e fu donato dall'arcivescovo Romualdo II Guarna (1163 - 1180) nella seconda metà del XII secolo. Esso ha pianta quadrangolare e poggia su quattro colonne, decorate da elementi fitomorfi e antropomorfi. Al di sopra degli archi, due bassorilievi raffigurano l'angelo che regge il Vangelo (simbolo di San Matteo) e l'aquila (simbolo di San Giovanni).

Sul lato opposto è ubicato l'ambone attribuito all'arcivescovo Nicola d'Ajello (1181/2 -1221), rettangolare, di dimensioni doppie rispetto al primo. Esso poggia su 12 colonne a fusto liscio, decorate da capitelli floreali e zoomorfi. I lettorini presentano due gruppi scultorei, il primo raffigura un'aquila che attacca un uomo trattenuto da un serpente, il secondo due giovani su due leoni.

Un terzo elemento scultoreo di rilievo si trova presso il pulpito: è il cereo pasquale, retto da quattro leoni. Il candelabro è ornato da tre fasce successive scultoree e a mosaico. La parte più alta mostra la danza di uomini, donne e fiere.

Alla preziosità delle sculture si affianca il pregio della decorazione musiva sia degli amboni che del muro di recinzione, realizzata in tessere vitree, di gusto islamico, anch'essa in piena sintonia con quanto espresso nei cantieri palermitani.

L'aspetto attuale del duomo deriva dagli interventi realizzati in età barocca. Dopo il terremoto del 5 giugno 1688, infatti, vi operò l'architetto Guglielmelli e, pochi decenni più tardi, intervenne anche l'architetto romano Carlo Buratti. Agli stessi anni risale anche il rifacimento della copertura della navata, realizzato su progetto di Ferdinando Sanfelice.

Isidoro Sanchez Luna (...), infine, è l'autore della facciata d'ingresso alla chiesa.

 

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