Regimen Sanitatis

Il Regimen Sanitatis Salernitanum o De conservanda bona valetudine o Flos medicine è un'opera collettiva, anonima, risultato della consuetudine popolare, raccolta e commentata nel secolo XIII dal medico e alchimista catalano Arnaldo da Villanova. Si presume che i primi versi siano stati scritti intorno al X secolo e il genere è quello dei tacuina sanitatis, opere a carattere enciclopedico, in cui accanto all'illustrazione degli elementi della natura, vi è quella degli alimenti, degli stati d'animo e delle stagioni, allo scopo di salvaguardare la salute mantenendo un perfetto equilibrio tra uomo e natura.

L'opera compendia i precetti igienici dettati dalla Scuola Medica Salernitana e offre i rimedi giusti per ogni sofferenza, dettando le buone norme per vivere sani, demolendo il fanatico misticismo medievale e insegnando a servirsi di tutti i beni terreni che la natura ha elargito.

Alla base del Regimen c'è tutta la tradizione greca e araba e ciascun aforisma ribadisce la tensione verso un equilibrio fisico e mentale, perché l'uomo non è che un microcosmo nel cosmo, in cui tutte le parti sono connesse tra loro.

Codice Avicenna

Gli esametri che aprono il Regimen Sanitatis Salernitanum richiamano l'attenzione sull'affascinante leggenda della visita di Roberto II, duca di Normandia, a Salerno, legata all'origine del testo e alla fama che la Scuola Medica Salernitana ebbe nel Medioevo:

Anglorum Regi scribit tota Schola Salerni:

Si vis incolumem, si vis te reddere sanum,

Curas tolle graves: irasci crede profanum:

Parce mero, coenato parum: non sit tibi vanum

Surgere post epulas: somnum fuge meridianum:

Non mictum retine, nec comprime fortiter anum.

Haec bene si serves, tu longo tempore vives.

Si tibi deficiant Medici, medici tibi fiant

Haec tria: mens laeta, requies, moderata diaeta.

Il duca aveva preso parte alla prima Crociata in Terrasanta e, ferito al braccio destro da un dardo avvelenato, si era recato nel 1099 a Salerno sperando di poter essere guarito. Caduto in un sonno profondissimo, ebbe salva la vita grazie al sacrificio supremo della giovane sposa Sibilla, la quale succhiò il veleno dalla ferita. Roberto, prima di lasciare la città, chiese ai medici salernitani di procurargli un vademecum dei principi dell'arte medica, da portare con sé in Inghilterra.

 

 

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