Città
Salerno nel Medioevo
Antica colonia romana (196 a.C.) e poi castrum bizantino, Salerno diventò un importante centro nel cuore del mediterraneo ed ebbe un grande sviluppo urbano in epoca longobarda, nell'VIII secolo, quando il duca di Benevento Arechi II decise di sfuggire agli attacchi di Carlo Magno trasferendo a Salerno la sede della sua corte.
La vantaggiosa collocazione della città, dotata di solide fortificazioni romane, chiusa tra le colline e il mare, in eccezionale posizione strategica al centro delle comunicazioni costiere e interne della Campania, rappresentò, certamente, una garanzia di sicurezza per l'ultimo baluardo della gente longobarda. La città era infatti collocata nel punto in cui passava la via Annia, fondamentale asse viario che attraversava tutto il Principato da Capua fino al Vallo di Diano, dirigendosi poi verso Reggio Calabria.
Erchemperto nella Historia Longobardorum racconta di una città particolarmente potente, mirabilmente edificata e fortificata. A Salerno, infatti, Arechi II, così come aveva fatto a Benevento, realizzò prestigiose opere di edilizia e fortificazioni e costruì il suo splendido palazzo sul lato occidentale del perimetro urbano verso il mare, con una sontuosa cappella palatina dedicata ai Santi Pietro e Paolo.
Divenuta, nell'868, capitale del Principato autonomo longobardo, che sotto Guaimario V comprendeva quasi tutta l'Italia meridionale, Salerno vide crescere sempre più il suo potere e il suo prestigio, al centro di importanti traffici nel Mediterraneo, che la portarono ad entrare in contatto con il mondo arabo e, attraverso i porti pugliesi, con Bisanzio.
La cultura salernitana negli anni successivi al Mille assunse connotati che la posero in spiccata evidenza nell'Europa occidentale: ben radicata nella cultura classica, di cui si erano resi custodi e continuatori i Longobardi, si aprì alle influenze bizantine, attraverso i contatti commerciali di Amalfi con Bisanzio e con i monasteri basiliani che sorgevano numerosi nel Principato.
Di particolare significato è la figura di Alfano (1010-1085), monaco benedettino, allievo dell'abate di Montecassino Desiderio, abate a sua volta della abbazia di San Benedetto, vescovo di Salerno.
Uomo di vasta cultura e di molteplici interessi, poeta, scrittore e autore di testi medici, traduttore di testi greci, divenne abile mediatore nel passaggio della città dalla dominazione longobarda a quella normanna, all'indomani della conquista da parte di Roberto il Guiscardo.
Durante la dominazione normanna, Salerno, pur perdendo la funzione di capitale, conservò un ruolo di primaria importanza e di ineguagliato splendore, confermandosi importantissimo centro culturale, artistico e commerciale, luogo di transiti e crocevia di culture diverse.