San Pietro a Corte

Dalle fonti storiche e letterarie si sa che la fondazione di San Pietro a Corte, cappella annessa al palazzo reale, si deve al principe Arechi II, all'epoca del trasferimento della capitale del Ducato da Benevento a Salerno.

L'area del Palazzo doveva estendersi dal rione dei Barbuti al Vicolo Pietra del Pesce ed era disposto in senso longitudinale secondo una direzione nord-sud; il lato nord era allineato con l'attuale parete settentrionale della chiesa.

Con la campagna di scavo condotta negli anni '70 ed i successivi lavori si è riuscito a ricostruire tutte le fasi storiche precedenti la edificazione della Cappella Palatina. Essa fu costruita al di sopra di un complesso termale del I-II secolo d.C., ed in particolare, su di un grande frigidarium, occupato successivamente da un oratorio cristiano a partire dal V secolo, con numerose epigrafi che attestano la sua attività anche nei due secoli successivi; la funzione religiosa degli ambienti ipogeali fu mantenuta anche dopo gli imponenti lavori occorsi per l'edificazione del Palazzo del principe posto ad una quota superiore.

Le fondamenta della costruzione longobarda sono poggiate sulle strutture romane con la divisione dell'intera aula termale in due ambienti, ognuno dei quali fornito di un grosso pilastro centrale ed una serie di semipilastri laterali, in modo da costituire un solido sostegno al solaio superiore. In corrispondenza, in alto, è collocato un ampio salone circondato da una loggia, che doveva svettare sull'intera città. Quest'ambiente sopraelevato è stato modificato sia nel 1567, quando vi fu aggiunta l'attuale scala di accesso, sia a fine Settecento. Dal 1939, infine, è stata sede della confraternita di Santo Stefano.

Fortunatamente al di sotto degli stucchi barocchi sono venute alla luce le tracce della sequenza di monofore che dovevano costituire il famoso loggiato del Palazzo aperto verso occidente, scompartito da archi in mattoni poggianti su pulvini, capitelli e colonne marmoree di spoglio.

Il loggiato è completato da una graziosa bifora, posta sulla facciata nord verso lo spigolo occidentale della Cappella, composta da archi in mattoni a tutto sesto, pulvino sorretto da un capitello altomedioevale e colonna marmorea di spoglio.

Altro importante elemento è dato dal pavimento in mosaico, del quale sono state rinvenute numerose tessere, che restituiscono un litostrato realizzato in opus sectile con figure che riprendono il repertorio delle maestranze romane.

L'ipogeo

Il pilastro centrale su cui si reggeva il calpestio della Cappella Palatina divenne parte integrante dello spazio religioso sottostante, che fu trasformato in oratorio ovvero in una cappella con più altari, com'è documentato da una serie di affreschi.

I dipinti, ascrivibili al XIII secolo, manifestano una chiara cultura bizantina. Uno di questi si trova sulla parete Est e raffigura la Madonna regina con il Bambino ed una santa.

Il secondo dipinto presenta caratteristiche più schiettamente greco-bizantine: vi è raffigurata una teoria di santi con la Vergine Eleusa collocata sulla parete meridionale. Dei Santi l'unico riconoscibile dalla scritta che l'accompagna è San Giacomo, immediatamente vicino alla Vergine.

Di ben diversa fattura è l'altro dipinto leggibile, dove si vede un vescovo acefalo accanto ad un cavallo al galoppo.

All'età longobarda sicuramente appartenevano i due pilastrini di transenne, oggi nell'androne di Palazzo Fruscione, ed un capitello a canestro del tipo capuano, disgraziatamente rubato.

Il campanile e la cappella Sant'Anna

La prima menzione di un campanile si trova già nel Chronicon salernitano del X secolo, dove l'Anonimo autore ricorda che fu fatto costruire da Guaimario II. Dall'indagine sulle fondazioni, invece, si può ipotizzare una cronologia tra il XII e il XIV secolo, ma precedente alla cappella Sant'Anna, addossata al lato nord del complesso palatino.

L'aspetto attuale della cappella è condizionato dagli stucchi e dall'affresco della volta raffigurante La natività della Vergine, opera del pittore Filippo Pennino del secondo decennio del XVIII secolo. Ma sulla parete attigua a San Pietro a Corte, quindi la meridionale della cappella, è collocato un secondo dipinto raffigurante Sant'Anna con la Vergine bambina e due santi, la cui cronologia non supera la metà del XVI secolo.

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